Quest'italiano rappresenta quel tipico personaggio che spesso è presente nei film e nei romanzi western. Parliamo dell'onnipresente medico sempre disponibile a prestare la propria opera a chiunque ne avesse bisogno e sempre pronto, nonostante i rischi e la scarsità dei mezzi, a raggiungere i più inospitali e selvaggi territori per portare conforto ai malati. Affettuosamente chiamato "doc" quest'uomo gode di grande rispetto e considerazione. Nelle sue abili mani i pionieri ripongono la propria vita.Uno di questi è certamente Carli Cristoforo. Cristoforo, nasce a Francoforte il 7 dicembre del 1811 da una coppia di veneti residenti in Germania. Il padre, ricco mercante, permette al giovane di frequentare i più famosi istituti scolastici. A sedici anni, seguendo i consigli paterni, frequenta, con ottimo profitto, il Ginnasio di Heidemberg. Nella stessa città completa gli studi presso la famosa Università specializzandosi nel 1831 in materie letterarie e mediche. Alcuni giorni dopo il conseguimento della laurea, spinto da quel sano spirito d'avventura e dalla fame di conoscenza, caratteristica presente nell'animo della maggior parte dei veneti, s'imbarca nel porto di Brema sul veliero “Constitution”. Dopo ottantotto giorni di dura navigazione il vascello attracca nel porto di New York. E' l'8 febbraio 1832. Cristoforo, è uno dei primi pionieri che si spinge nell'interno dell'impervia e gelida regione dell'Eire. Infatti, dopo appena due mesi dal completamento della costruzione del canale dell'Eire, l'avventuroso italiano, naviga il grande lago e raggiunge Buffalo dove, per circa tre anni, esercita la professione di medico negli accampamenti dei cacciatori di pelli, dei taglialegna e dei minatori. Qui si dedica anche alle cura dei bellicosi indiani Uroni, Seneca ed Irochesi che vivono lungo le rive dei grandi laghi e che spesso ricorrono, anche se malvolentieri, alle cure dello Stregone Bianco. Cristoforo, come nella migliore tradizione western, prima di sistemarsi in qualche sperduto angolo delle meravigliose terre americane trascorre alcuni anni da vero pioniere. Da Chicago, città nella quale vive per circa due anni, si sposta a New Orleans in Louisiana da dove raggiunge il territorio del Wisconsin per risalire il fiume Mississippi. In questa regione si stabilisce per un breve periodo nella località di Great Cloud Island. Prima di terminare l'avventuroso girovagare per le terre del nuovo mondo, il medico veneto, compie un ultima tappa nello Stato del Minnesota. Qui, nel maggio del 1842, si stabilisce definitivamente nel territorio di Lake Saint Croix dove, in compagnia del maggiore J.R.Brown, costruisce la prima abitazione di tutto il territorio. La casa è costruita di tronchi d'albero di larice ed è di due piani dove vi è sempre un grande fuoco che riscalda l'ambiente principale. L'abitazione, primo nucleo di una cittadina che verrà chiamata Stillwater, diviene un punto di riferimento per tutti i cacciatori, avventurieri e coloni della zona siano essi bianchi, meticci ed indiani. Qui, il Medicine Men Carli Cristoforo, intrepido pioniere italiano, esercita la professione medica andando a visitare anche le famiglie che abitano nei più sperduti avamposti non lesinando come sempre le cure agli indiani. Tanto è vero che fra i suoi pazienti vi è anche la figlia di Little Crow, capo della nazione Sioux, alla quale non fa mancare mai l'assistenza anche quando l'accampamento è distante centinaia di miglia da Stillwater. Si racconta che in una di queste circostanza, Cristoforo, percorra più di trenta miglia sul ghiaccio utilizzando dei rudimentali pattini per andare a visitare il capo Little Crow al campo di Red Wing. Durante il tragitto, Cristoforo, è preceduto da una esperta guida indiana mandata da Little Crow la quale controlla la solidità e la resistenza del ghiaccio. Comunque, l' impegno più grande di Cristoforo è quello di favorire lo sviluppo della cittadina di Stillwater di cui è coofondatore e nella quale è eletto membro nel primo Consiglio Comunale. In questa città il pioniere veneto mostra tutta la sua lungimiranza, capacità, cultura e preparazione aprendo in stretta successione la prima drogheria, la prima farmacia e la prima banca. L'italiano è nominato medico della contea diventando membro e presidente della Minnesota State Medical Societies. Nell'inverno del 1859, ai primi sinistri squilli di tromba che annunciano lo scoppio della guerra civile, Sibley, governatore del Minnesota, lo nomina chirurgo della Milizia del Minnesota. Alcuni anni prima e precisamente nel 1847, Cristoforo, sposa la vedova Lydia Ann dalla quale ha sette figli. Lydia Ann, raggiunge Stillwater e si stabilisce nella ormai famosa casa costruita da suo marito. La casa è chiamata affettuosamente dagli abitanti del distretto “ Old Tamarack House”. Sono tempi duri e bui. La signora Carli è una delle pochissime donne bianche che vive in quei territori dello stato del Minnesota. A volte, purtroppo, trascorrono lunghissimi mesi di gelido inverno prima di vedere l'arrivo di qualche altro colono bianco. Se non fosse stato per la biblioteca del maggiore Brown e per le note del suo violino sarebbe stato molto difficile vivere d'inverno a Stillwater. Cristoforo Carli, medico e chirurgo veneto, pioniere delle gelide terre del nord America, muore a Stillwater intorno al 1877.
sabato 10 dicembre 2011
sabato 12 novembre 2011
John Bell è Giovanni Belli
John Bell è uno dei primi pionieri e colonizzatore delle gelide terre del nord America. Di quest'uomo non si conosce molto a parte il fatto che è nato in Italia nel 1763 dove riceve una prima preparazione scolastica e militare. Belli giunge in America intorno al 1784 proprio alla fine della guerra di indipendenza americana. Per circa dieci anni non vi sono evidenti tracce circa le sue attività in terra americana. Solo nel 1793 si apprende che, Giovanni Belli, entra in contatto con il Presidente Washington e con il Segretario Generale della Guerra il generale Henry Knox. Nello stesso periodo il generale Wayne è impegnato nell'organizzare di una armata per marciare contro gli indiani ostili e nella circostanza, Belli, è nominato Commissario Generale dell'Armata (Deputy Quarter Master). Egli ha il compito di approvvigionare tutti i reparti di vettovagliamento, indumenti, di scarpe e di munizioni. La figura di Commissario Generale, sino ad allora assente nell'organizzazione militare degli Stati Uniti d'America è concessa per la prima volta nella storia americana all'italiano Giovanni Belli che ricopre il ruolo con zelo e riconosciuta competenza dal 1792 al 1794. Sempre in questa veste Belli si reca a Philadelphia per acquistare suoli nei territori di Turkey Creek. Al termine di questo suo incarico governativo viene congedato dal Dipartimento della Guerra dal quale riceve un premio di circa 500 dollari. Una volta lasciato l'esercito si impiega presso Mr. Parker, Commissario Generale del Governo per la gestione dei territori indiani, per organizzare le vendite dei terreni a ridosso della città di Alexandria. Il maggiore italiano, il 3 Giugno del 1789, per conto del Colonnello Thomas Parker della Contea di Frederick in Virginia registra a tutti gli effetti di legge la nascita ufficiale di Alexandria City. Successivamente, Belli, si trasferisce nello stato del Kentuky dove è l'editore del primo giornale di Lexington. Comunque prima di ciò nel 1795, Belli, acquista un appezzamento di terra a ridosso del Turkey Creek nella Contea di Scioto dove costruisce un piccolo insediamento che i coloni chiameranno sin dal primo momento Belli's Town. Un altra memorabile impresa del colono italiano è costituita dall'esplorazione dei territori lungo il corso dell'Ohio River effettuata nel 1807 così come narra Fortescue Cuming nel suo libro “Sketches of a Tour to the Western Country” stampato nel 1810. Giovanni Belli, l'italiano che ha vissuto e combattuto gli indiani d'America, trascorre, nel suo Ranch di Turkey Creek gli ultimi giorni di vita sino al 1809 anno in cui muore
domenica 6 novembre 2011
Il fiorentino Ferdinando Sannoner fonda la sua Firenze in Alabama
Florence City, è il capoluogo della Contea di Lauderdale dell’Alabama ed è considerata a giusta ragione il fulcro portante dell'economia di tutto il nord-ovest dello stato. Il suo fondatore è un intrepido pioniere toscano che risponde al nome di Ferdinando Sannoner (Sanona con pronuncia americana). Ferdinando nasce a Firenze il 1792 in una agiata famiglia della borghesia toscana. Si laurea in Ingegneria frequentando le ottime scuole della sua città. All'età di vent'anni, affascinato dall'avventurosa epopea napoleonica, si arruola tra le file dell'esercito imperiale. Ufficiale di buon rango compie un onorevole servizio attivo partecipando a diverse battaglie. In questo periodo, Ferdinando, frequenta ambienti facoltosi ed incontra gente importante ed influente con i quali stringe stretti legami di amicizie che in futuro si manifesteranno molto utili per il suo avvenire. Terminata l'avventura napoleonica, all'età di ventiquattro anni, Ferdinando s'imbarca per l'America, dove, forte, di quelle credenziali conquistate in Europa riesce ad inserirsi facilmente nella vita sociale dello stato dell'Alabama. Infatti, dopo pochi mesi dal suo arrivo nelle terre del nuovo mondo, riceve dalla Cypress Land Company l'incarico di supervisore generale sui lavori di mappatura dei territori. Durante lo svolgimento dei lavori di cartografia, Ferdinando, è coinvolto dai grandi coltivatori di cotone della zona nella risoluzione del loro più grande problema e cioè l'immagazzinamento del raccolto. Il problema è serio. Il cotone, una volta raccolto deve essere tenuto al coperto e all'asciutto. Per questa ragione, l'ingegnere italiano, nel 1818, individua, lungo le rive del fiume Tennessee un territorio idoneo allo scopo. Ottenuto l’incarico dal generale Coffee, l’ingegnere toscano Ferdinand Sannoner, pianifica e realizza le fondamenta della nuova cittadina. Su questo ampio appezzamento di terreno le compagnie di legname e i grandi coltivatori di cotone costruiscono una serie di grandi depositi seguiti in breve tempo dalla realizzazione di una chiesa, una scuola e da un municipio. Questo agglomerato di case ed edifici di legno, viene segnato sulle mappe catastali da Ferdinando Sannoner con il nome di Florence in onore della sua città natale. Ferdinando Sannoner non ha il tempo per assistere alle brutture e alle distruzioni della guerra civile in quanto nel 1857 muore nella sua Firenze dell’Alabama.
Il figlio di questo illustre pioniere toscano cioè Sannoner J.H invece, nasce a Florence nel 1826, e quindi nell’anno 1860 allo scoppio della guerra civile all’età di 34 anni si arruola tra le fila delle truppe confederate con il grado di tenente. Partecipa alle più importanti battaglie che si svolgono ad est del fiume Mississippi e al termine della sanguinosa battaglia di Shiloh è nominato capitano per gli atti di audacia e coraggio mostrati in azione. J.H. Sannoner, dimostra grande attaccamento e fedeltà alla causa sudista tanto che ben presto diviene un esempio per gli altri ufficiali. Si racconta che a Columbus in Georgia alla vigilia della fine della guerra, Sannoner, a capo di un reparto di cavalleggeri viene isolato dal grosso delle truppe e, non essendo a conoscenza della resa del Generale Lee suo comandante, continua a combattere per la bandiera finché non è fatto prigioniero. Terminata la prigionia, J.H. Sannoner si sposta a Menphis in Tennessee da dove, a causa di una epidemia di febbre gialla, è costretto a fuggire per ritirarsi definitivamente nel 1879 al Little Rock in Arkansas città nella quale diviene un agiato commerciante di cotone. In questa città apre un grande emporio dove commercia beni di prima necessità come alimenti, munizioni, tabacco, alcool, coperte, attrezzi e sementi inserendosi a giusto titolo nella comunità cittadina. Diviene azionista e consigliere della banca della città e membro della chiesa episcopale. Sannoner J.H. un altro italiano che ha fatto l’America muore a Little Rock in Arkansas in età molto avanzata.
lunedì 31 ottobre 2011
Bressani Francesco Giuseppe, l' uomo chiamato cavallo
La storia del romano Bressani Francesco Giuseppe è incredibile. Nato a Roma il 06.05.1612, città nella quale frequenta gli istituti scolastici dell'Ordine di Gesuiti nei quali successivamente entra a far parte occupandosi di letteratura, filosofia e matematica. Nel 1642, dietro sua insistente pressione, insieme ad altri confratelli, parte per l’America per evangelizzare i territori del Canada precisamente la regione della Nouvelle France. In questa gelida regione, Francesco, trascorre due anni esplorando i territori di San Lorenzo durante i quali viene a contatto con le tribù di indiani Slave, Yellowknife, e Mountain. Per alcuni anni sino al 1644 vive nella regione del Quebec presso alcune tribù di Uroni dove apprende lingua, usi e costumi. Nell'aprile dello stesso anno nel corso di una imboscata da parte di una banda di guerrieri Irochesi, il gesuita italiano, è catturato insieme a un francese e ad un gruppo di Uroni. Nella circostanza gli Uroni facenti parte del gruppo sono immediatamente uccisi sul posto e privati dello scalpo mentre per Francesco inizia una tremenda esperienza. Infatti, insieme a una guida francese Bressani viene trasferito in uno sperduto accampamento lungo le rive dell'Hudson, dove inizia un periodo di prigionia durante il quale è sottoposto ad atroci supplizi e torture che lasciano evidenti segni sul suo già segnato corpo. Dopo una decina di giorni gli Irochesi si rendono conto dell'importanza e del prestigioso rango del loro prigioniero e quindi decidono di non ucciderlo. Lo trasferiscono in un accampamento più sicuro presumibilmente nella regione più a nord. Qui, gli Irochesi, pur di umiliare il gesuita riprendono a praticare indicibili torture e sevizie di ogni genere. Francesco, non può fare altro che rifugiarsi nelle preghiere. Ed infatti sono proprio le preghiere che gli permettono di sopportare e superare le dure giornate mentre nelle gelide notti stellate si distrae dedicandosi alla meticolosa osservazione delle fasi lunari. Intanto gli Irochesi non riescono ad ottenere dai francesi il giusto riscatto per la liberazione dell'italiano e quindi decidono di bruciarlo vivo. Ma Francesco, ancora una volta, è aiutato dalla sua Fede. Infatti, l'intervento di una donna indiana, alla quale era stato ucciso il padre qualche anno prima durante un attacco di guerrieri Uroni, evita al gesuita la tremenda esecuzione. La donna pretende che per i lavori pesanti, in cambio del padre morto, gli venga affidato il prigioniero. I capi dopo un breve consulto, decidono che la proposta della squaw è accettabile e quindi consegnano Francesco alla donna. La perfida donna utilizza Francesco come un animale da soma. Dall'alba al tramonto, con il gelo, con la pioggia o con la neve, Francesco, è impiegato nei lavori più umili e più pesanti in cambio di qualche boccone. Di notte è legato ad un palo e dorme fuori dalla tenda. In questo periodo, Francesco, scrive una lunga lettera al Padre Generale dell'Ordine datata 15 Giugno 1644 nella quale descrive le atroci sofferenze e torture al quale è sottoposto. Dopo alcuni mesi si ammala. La donna indiana, considerato che il povero Francesco non gli porta più alcun guadagno, si prodiga nel curargli alla men peggio le ferite nella speranza di poterlo vendere bene. Purtroppo le piaghe delle mani causate dal gelo non sono curabili e la donna è costretta ad amputare alcune dita per evitare la gangrena. Questa breve parentesi di cure e attenzione da parte della donna dura solo per qualche settimana sino a quando i cacciatori olandesi di Fort Osage, impietositi dalla sorte di Francesco pagano il riscatto per liberarlo. I militari olandesi dell'avamposto presso Albany (oggi New York) ottenuta la liberazione di Francesco lo riconsegnano ai francesi i quali, dopo un periodo di cure, lo rimandano in Europa. Ma Francesco ha molta nostalgia del nuovo mondo. Il richiamo di quelle terre incontaminate, gli spazi infiniti, la natura forte e selvaggia sono così presenti nel suo animo che sei mesi dopo l'arrivo a Roma, nella la primavera 1645, ottiene l'autorizzazione ad imbarcarsi di nuovo per l' America. Francesco sente di non poter abbandonare i suoi amici Uroni con i quali ha combattuto per difendere il villaggio dagli attacchi degli Irochesi. Giunto in Nuova Francia e precisamente a Trois-Rivières fa appena in tempo a partecipare ad una conferenza di pace tra le tribù degli Uroni ed Irochesi. Nella circostanza incontra i suoi vecchi aguzzini Irochesi. Purtroppo però la guerra tra le due tribù non cessa. Costantemente perseguitati dagli Irochesi le missioni degli Uroni vivono nel terrore. La situazione è tale che nel 1648, padre Bressani, decide di chiedere aiuto al Governatore francese. Per questa ragione si mette alla testa di un convoglio 250 guerrieri Uroni, e giunge nel Quebec dove riesce ad ottenere dalle autorità una scorta di dodici miliari ed un ufficiale per soccorrere un accampamento urone. Una flottiglia di sessanta canoe con a bordo i 250 Uroni e i 12 francesi si dirigono nei territori interessati dalle incursioni degli Irochesi. Ma la spedizione non giunge in tempo per portare aiuto all'accampamento di Sant Joseph che viene distrutto dagli Irochesi i quali nella circostanza uccidono più di 700 Uroni oltre al padre gesuita Daniel. La potente Nazione Urone è ridotta a poche centinaia di fuggitivi che si nascondono nelle foreste dei grandi laghi. Si racconta che durante un altro furioso attacco di Irochesi contro un accampamento Urone, Bressani, si prodiga ad andare loro in soccorso. L'italiano, si aggrega ad un convoglio formato da settanta francesi e un gruppo combattente Urone in partenza per il villaggio attaccato. Durante il percorso il convoglio è oggetto di una imboscata da parte di indiani Irochesi e Francesco nello scontro è ferito da una freccia alla testa. Ancora una volta nonostante tutto l'italiano riesce a salvare la vita. Bressani, stanco e debilitato nel fisico e nel morale, abbandona le foreste intorno al fiume di San Lorenzo e si sposta sul confine canadese-americano dove raggiunge alcune tribù di Carrier con i quali vive per un breve periodo. L'esperienza di integrazione con i costumi e con gli usi indiani è così ben riuscita che il gesuita italiano durante la sua permanenza negli accampamenti dei nativi acquista così tanto rispetto ed ammirazione che i guerrieri ormai lo considerano uno di loro e lo chiamano “ Uomo Medicina Vestito di Nero” (Black Dressed Medicine Men) L'ultimo periodo della esperienza americana, Francesco Bressani, la trascorre negli accampamenti degli Uroni con i quali condivide le vicissitudini e le paure della continua guerra con i feroci Irochesi. Dopo questa ulteriore permanenza, il pioniere gesuita, è costretto, a causa dei problemi di salute derivanti dalle ferite e dalle privazioni a tornare, in Italia. Francesco Giuseppe muore a Firenze il 9 settembre del 1672. Durante la sua vita scrive diverse relazione di cui la più importante è ristampata nel 1852 a cura e spese del governo canadese a riprova dell'alta considerazione di cui gode la figura dell'avventuroso pioniere ed esploratore romano.
domenica 23 ottobre 2011
Bertoldo Bartolomeo, è uno dei fondatori dell'American Fur Company
lunedì 5 settembre 2011
Frank Villa, veterano delle guerre indiane
Era tornato a vivere da reduce, veterano delle guerre indiane, nella sua fattoria alla periferia sud della città di Walla Walla nello stato di Washington. Questa è la storia di un genovese che partecipa alle guerre indiane in Nord America. Franco Villa nasce a Genova nel 1837 in una famiglia di contadini. I Villa sono così poveri che non hanno la possibilità di far studiare i figli tanto che il piccolo Franco riesce a malapena a raggiungere una minima istruzione elementare. E' per le stesse ragioni di carattere economico che, nel 1855, all'età di diciotto anni, emigra negli Stati Uniti d'America in cerca di fortuna. Dopo due mesi circa di navigazione, sbarca nel porto di New York dove cerca lavoro. Al genovese non interessa vivere nelle grandi città dell'evoluto est, egli aspira a raggiungere le lontane e selvagge terre dell'ovest. La strada migliore sarebbe quella di aggregarsi a qualche carovana di coloni. Ma l'avventura che da sempre esercita un particolare fascino sulla personalità di Franco Villa gli suggerisce un altra strada forse più difficile e più tortuosa. Difatti, a New York, vi rimane appena cinque giorni giusto il tempo per trovare un ingaggio su un vascello che fa rotta verso Nicaragua. Sbarcato in Nicaragua, Villa, con marce forzate lungo i sentieri o a seguito di qualche convoglio di carri o peggio ancora sul dorso di qualche mulo lungo le mulattiere attraversa i territori del Guatemala, dell'Honduras e del Messico e raggiunge la California. Si stabilisce nella Contea di Calavera dove vi risiede per sette lunghi e duri anni lavorando presso le miniere d'argento e d'oro. Villa, fa la sua prima esperienza con le tribù dei nativi. Incomincia a interpretare i segni e i colori che distinguono le varie tribù. Capisce subito ed in maniera inequivocabile che il guerriero Apache non deve essere provocato, non deve essere sottovalutato e deve essere lasciato in pace senza dimenticare mai di dedicagli una particolare attenzione. Franco, ormai, è capace di distinguere gli indiani ostili dai pacifici. Ma ciò non è sufficiente a tranquillizzarlo. Il quotidiano vivere, con il fucile a portata di mano sempre pronto ad essere usato al primo segnale di pericolo, non è affatto piacevole. Per questa ragione alla prima occasione, Franco, afferra il bel gruzzolo di buoni dollari americani racimolato nel corso dei sette anni di lavoro, e si trasferisce in Oregon nella città di Portland dove apre un magazzino. E' un tipico magazzino di prodotti agricoli dell'estremo ovest dove si possono facilmente trovare semi, zappe, badili e setacci ma si può trovare anche strutto, lardo, carne secca, legumi, abiti, stivali, sigari e qualche buona arma. Dalle sue note biografiche si apprende che, il genovese, ottiene la cittadinanza americana nell'ottobre del 1858 qualche anno prima dello scoppio della guerra indiana del Snake River. Nella circostanza, si arruola nella milizia dello Stato dell'Oregon e dichiara la propria fedeltà agli Stati Uniti d'America giurando di difendere la federazione anche a costo della vita. Eroici intendi che il buon genovese conferma sul campo di battaglia. Difatti, l'italiano, si distingue nella campagna d'inverno contro gli indiani del 1866 durante le battaglie di Camp Crook e di Camp Warner e in modo particolare nella battaglia di Malheur River, un affluente del fiume Snake, durante la quale gli uomini della milizia con un abile manovra accerchiano una grossa banda di indiani Walula costringendoli ad arrendersi mentre altri guerrieri scappano senza sparare un solo colpo di fucile. Il genovese, grazie alla sua forte costituzione fisica, sopporta facilmente le difficoltà della dura vita militare nei gelidi inverni del nord America. Finita la guerra, Franco Villa, torna nella sua Walla Walla e sposa, nel 1872, Marie Reible di nazionalità svizzera che lo rende padre di cinque figli. A pochi chilometri a sud della città acquista 35 acri di buon terreno dove costruisce una bella fattoria. Null'altro si conosce di questo genovese per il quale possiamo immaginare che qualche gelida zolla di terreno dell'amato Selvaggio West raccoglie le sue spoglie mortali.
venerdì 26 agosto 2011
Eugenio Amoretti una vita in Wyoming
Il veneziano Amoretti Eugenio è un personaggio dal carattere poliedrico e d'animo avventuroso. Di nobile famiglia, nasce a Venezia nel 1817, e già da giovane mostra una particolare attrazione per le notizie provenienti dalle terre del nuovo mondo. Proprio a causa del suo carattere intraprendente, pur essendo già maturo negli anni, Eugenio, nel 1868 lascia Venezia e s'imbarca per l'America. L'avventura americana non è affatto facile. Nei territori del lontano ovest, dove regna incontrastata la legge del più forte si tempra e si completa il già forte carattere di Eugenio. Egli è talmente affascinato dalla bellezza e dalla ricchezza dei luoghi che, pur di continuare a vivere in quelle sconfinate e selvagge terre, non lesina impegno, spirito di sacrificio e coraggio. Nonostante il costante pericolo dovuto alle scorribande degli indiani e dei razziatori di bestiame, Eugenio, non rinnega la sua scelta. Dopo alcuni infruttuosi tentativi di sfondare nel mondo degli affari si stabilisce in modo definitivo a South Pass City nel Wyoming nella Contea di Fremont, la città dell'oro. In questa piccola cittadina l'uomo d'affari veneziano fa fortuna. In breve tempo diviene proprietario di alcune miniere d'oro che gli rendono ottimi guadagni. I proventi delle attività minerarie sono investiti nell'acquisto di terreni che vengono impiegati nell'allevamento di bestiame. Eugenio diviene un influente e stimato cittadino tenuto in grande considerazione dalla collettività della contea. Quindi, apre magazzini ad Atlantic City, a North Fork e a South Pass City. E' considerato uno dei più ricchi uomini d'affari della regione. La sua voglia di espandersi è cosi grande che senza alcuna esitazione rinuncia alla posizione raggiunta a South Pass e in compagnia della moglie Maria si sposta nella città di Lander, sempre nella Contea di Fremont in Wyoming. Qui si mette in evidenza con nuove ed azzardate iniziative. Ben presto però, l'italiano, si rende conto che, la “sua” Lander City altro non è che un misero ritrovo di mandriani. Un piccolo agglomerato di umili case di minatori dove ogni tanto qualche carovana di coloni si ferma per far provviste o per cercare le cura di un “doc”. Nel paese non vi è alcun edificio di prestigio degno di una città vera. Per questo motivo, spinto dal quell'innato senso di mecenatismo tutto italiano, si mette all'opera. Riceve dal ricco allevatore Lowe, in cambio dell'impegno di promuovere lo sviluppo della città, un appezzamento di terreno sul quale progetta la costruzione di alcuni edifici. Nonostante non sia un cattolico osservante, il pioniere veneziano, sente l'esigenza di costruire come prima struttura una chiesa che possa divenire centro di incontro dei cittadini. Difatti, 1883, l'edificio della chiesa cattolica, che egli stesso finanzia e costruisce è terminato. A questa costruzione seguono l'edificazione della Municipio, della biblioteca e della scuola. Questi immobili sono donati da Amoretti alla città. Contemporaneamente, Eugenio, non abbandona gli affari e si impegna a dotare la cittadina di una banca. Nel 1884, fonda la Fist National Bank of Lander, della quale è presidente e proprietario. La leggenda racconta che la banca non avesse casseforti o casse di sicurezza in quanto i soldi dei clienti venivano custoditi in semplici scatole di metallo sepolte nella cantina dell'edificio. Lander City, comunque, ha dato al Eugenio i giusti riconoscimenti per il suo impegno. Infatti, nel 1884, quando Lander ottiene il riconoscimento federale di “città” degli Stati Uniti, si svolgono le prime elezioni comunali. Nella circostanza , Eugenio, è eletto a larga maggioranza il primo sindaco della città. Eugenio Amoretti muore nella sua amata Lander City nel 1910. Ancora oggi, la Main Street di Lander City nel Wyomin, è dedicata all'avventuroso e coraggioso pioniere italiano.
Il figlio Amoretti Eugenio Jr. nasce a South Pass nella Contea di Fremont il 12 gennaio 1871 e prosegue l'opera di colonizzazione del padre. Infatti, subito dopo gli studi conseguiti presso l'Università di South Bend nello stato dell'Indiana s'impegna nella conduzione del Ranch di famiglia il “EA- Ranch di 240 acri posto su Horse Creek nella Contea di Fremont. Si mette in affari con la Stock Grower Bank and Bridger in Montana della quale diviene vicepresidente in più diviene azionista della Lander Electic Ligth. Eugenio viene eletto consigliere e tesoriere della città di Lender per ben due volte mettendo a disposizione della collettività americana le sue conoscenze e capacità,
mercoledì 24 agosto 2011
Alberti Pietro Cesare, uno dei primi colonizzatori di New York
Albertis Pietro Cesare è padre di tre figli maschi e due bambine. Il Primo figlio John Burtis si trasferisce nella Contea di Manmouth in New Jersey, il secondo James si trasferisce a Foster's Meadows mentre il terzo Arthur colonizza il territorio di Hempstead a Long Island.
venerdì 19 agosto 2011
Scivicco Vincenzo, pirata o pioniere
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