lunedì 5 settembre 2011

Frank Villa, veterano delle guerre indiane

Era tornato a vivere da reduce, veterano delle guerre indiane, nella sua fattoria alla periferia sud della città di Walla Walla nello stato di Washington. Questa è la storia di un genovese che partecipa alle guerre indiane in Nord America. Franco Villa nasce a Genova nel 1837 in una famiglia di contadini. I Villa sono così poveri che non hanno la possibilità di far studiare i figli tanto che il piccolo Franco riesce a malapena a raggiungere una minima istruzione elementare. E' per le stesse ragioni di carattere economico che, nel 1855, all'età di diciotto anni, emigra negli Stati Uniti d'America in cerca di fortuna. Dopo due mesi circa di navigazione, sbarca nel porto di New York dove cerca lavoro. Al genovese non interessa vivere nelle grandi città dell'evoluto est, egli aspira a raggiungere le lontane e selvagge terre dell'ovest. La strada migliore sarebbe quella di aggregarsi a qualche carovana di coloni. Ma l'avventura che da sempre esercita un particolare fascino sulla personalità di Franco Villa gli suggerisce un altra strada forse più difficile e più tortuosa. Difatti, a New York, vi rimane appena cinque giorni giusto il tempo per trovare un ingaggio su un vascello che fa rotta verso Nicaragua. Sbarcato in Nicaragua, Villa, con marce forzate lungo i sentieri o a seguito di qualche convoglio di carri o peggio ancora sul dorso di qualche mulo lungo le mulattiere attraversa i territori del Guatemala, dell'Honduras e del Messico e raggiunge la California. Si stabilisce nella Contea di Calavera dove vi risiede per sette lunghi e duri anni lavorando presso le miniere d'argento e d'oro. Villa, fa la sua prima esperienza con le tribù dei nativi. Incomincia a interpretare i segni e i colori che distinguono le varie tribù. Capisce subito ed in maniera inequivocabile che il guerriero Apache non deve essere provocato, non deve essere sottovalutato e deve essere lasciato in pace senza dimenticare mai di dedicagli una particolare attenzione. Franco, ormai, è capace di distinguere gli indiani ostili dai pacifici. Ma ciò non è sufficiente a tranquillizzarlo. Il quotidiano vivere, con il fucile a portata di mano sempre pronto ad essere usato al primo segnale di pericolo, non è affatto piacevole. Per questa ragione alla prima occasione, Franco, afferra il bel gruzzolo di buoni dollari americani racimolato nel corso dei sette anni di lavoro, e si trasferisce in Oregon nella città di Portland dove apre un magazzino. E' un tipico magazzino di prodotti agricoli dell'estremo ovest dove si possono facilmente trovare semi, zappe, badili e setacci ma si può trovare anche strutto, lardo, carne secca, legumi, abiti, stivali, sigari e qualche buona arma. Dalle sue note biografiche si apprende che, il genovese, ottiene la cittadinanza americana nell'ottobre del 1858 qualche anno prima dello scoppio della guerra indiana del Snake River. Nella circostanza, si arruola nella milizia dello Stato dell'Oregon e dichiara la propria fedeltà agli Stati Uniti d'America giurando di difendere la federazione anche a costo della vita. Eroici intendi che il buon genovese conferma sul campo di battaglia. Difatti, l'italiano, si distingue nella campagna d'inverno contro gli indiani del 1866 durante le battaglie di Camp Crook e di Camp Warner e in modo particolare nella battaglia di Malheur River, un affluente del fiume Snake, durante la quale gli uomini della milizia con un abile manovra accerchiano una grossa banda di indiani Walula costringendoli ad arrendersi mentre altri guerrieri scappano senza sparare un solo colpo di fucile. Il genovese, grazie alla sua forte costituzione fisica, sopporta facilmente le difficoltà della dura vita militare nei gelidi inverni del nord America. Finita la guerra, Franco Villa, torna nella sua Walla Walla e sposa, nel 1872, Marie Reible di nazionalità svizzera che lo rende padre di cinque figli. A pochi chilometri a sud della città acquista 35 acri di buon terreno dove costruisce una bella fattoria. Null'altro si conosce di questo genovese per il quale possiamo immaginare che qualche gelida zolla di terreno dell'amato Selvaggio West raccoglie le sue spoglie mortali.

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