sabato 24 novembre 2012

Francis Vigo, eroe della Guerra di Indipendenza Americana


Il 29 gennaio del 1779 nei pressi di Vincennes nello stato dell'Indiana si incontrano il famoso generale George Robert Clarck e il colonello Francesco Vigo due uomini che avrebbero segnano la storia degli Stati Uniti d'America. Ma chi è quest'italiano? Francesco Vigo nasce il 13 dicembre del 1747 a Mondovì piccola cittadina piemontese appartenente all'antico Regno di Sardegna. Uomo d'armi, tenace e forte, Francesco, s'imbarca per il nuovo mondo aggregato ad un battaglione di fucilieri spagnolo che ha come missione l'occupazione di parte dei territori della Lousiana. Giunto a New Orleans si congeda dall'esercito spagnolo e si arruola nella milizia cittadina che ha il compito della difesa della città dagli attacchi dei pirati. Terminata questa ulteriore esperienza militare, Francesco, si sposta nello stato dell'Indiana. Esplora le immense terre di questo inesplorato territorio che, in futuro, prenderà il nome di "Vigo County". Traccia sentieri, segna corsi d'acqua, individua piste percorribili, esplora vallate ed anfratti, scopre sorgenti d'acqua e limpidi pozzi oltre a conosce le tribù indiane della zona di cui ne apprende usi costumi e lingua. La sua capacità di comprendere la personalità e il modo di pensare dei guerrieri indiani è tale che i capi tribù preferiscono scambiare merci solo con lui. In questa maniera si conquista la stima e il rispetto delle tribù dei Delaware, Shawnee, Potawatomi, Kickapoo e Miami. Diviene uno dei più importante mercanti di pelli della regione. Il "Trapper" Francis è noto a tutte le tribù indiane della regione. Si sposta tranquillamente da ovest a est, da St. Louis a New Orleans, naviga il corso del Mississippi senza incontrare ostilità. Purtroppo la guerra con gli inglesi lo costringe ad abbandonare il florido commercio. Infatti, il generale Clark progetta la riconquista della città di Vincennes caduta in mani inglesi. Vigo, corre subito in aiuto dell'amico generale. Clark. gli ordina di recarsi a Fort Sackville nei pressi di Vincennes per scoprire l'entità delle forze inglesi. Vigo, non ha alcun tentennamento si mette in viaggio per Illinois County dove, dopo aver guadato il fiume Embarrass, penetra nell'accampamento nemico. Nei pressi di questo fiume, Francis, è catturato da un gruppo guerriero di indiani ostili comandato da un ufficiale inglese. Accusato di spionaggio è condotto davanti al generale Hamilton. Viene interrogato e torturato ma non parla. Avendo precedentemente distrutto le prove a suo carico riesce a dimostrare la propria innocenza. Ma ciò non è sufficiente. Infatti, viene trattenuto prigioniero nell'accampamento inglese. Clark è preoccupato per la salute dell' italiano e tramite l'operato del gesuita Padre Gibaut gli invia parole di conforto. Una domenica mattina, a seguito delle proteste dei cittadini di Vincennes, il generale Hamilton, non avendo trovato prove a carico di Vigo, si vede costretto a liberarlo sulla parola. Il generale inglese pretende da Vigo la promessa che non avrebbe più preso parte a conflitti che avrebbero potuto danneggiare o gli interessi inglesi nella regione. Vigo, pur controvoglia, giura fedeltà alla corona inglese. Lo stesso giorno, ignorando la parola data, si rimette in viaggio. A bordo della sua canoa supera i corsi dei fiumi, marcia lungo il Mississippi, non ha viveri e non ha armi eppure compie in poco tempo 50 miglia per raggiungere l'accampamento del generale Clark. Giunto a destinazione informa Clark sull'entità delle forze inglesi messe a difesa di Vincennes. Clark vorrebbe attaccare ma la situazione delle sue truppe è disperata: mancano armi, munizioni, medicine, vettovagliamento. Vigo, ancora una volta corre in aiuto del suo amico. Impiega tutti i suoi averi nell'acquistare l'equipaggiamento per circa 150 uomini che formeranno il reggimento di volontari di Clark. Non solo, riesce anche a convincere gran parte dei mercanti di pelli francesi a finanziare su base volontaria l'appena nato esercito americano che si batte per l'indipendenza. Il piemontese Francis Vigo raccoglie tutte le sue risorse e consegna al generale Clark l'ingente somma di 11.387, 40 dollari. Vigo, partecipa con onore ai combattimenti per la liberazione di Vincennes. Nominato colonnello è messo al comando del distaccamento di Vincennes. Successivamente, ottiene la nomina ad agente indiano, con il compito di trattare e stipulare accordi commerciali con i nativi. Nel 1790 il segretario delle guerra di allora il generale Knox gli invia una lettera con la quale esprime il ringraziamento del Presidente per i servigi resi alla nazione. Nel 1802 , lui e il governatore Harrison sono eletti delegati dell'Indiana alla Convenzione Nazionale. Il " mercante spagnolo" così come veniva chiamato dagli indiani è ricordato come uno dei patrioti più veri e sinceri della causa americana. Purtroppo, nonostante la sua storia e la sua fama, a causa di una grave malattia, è costretto a vivere gli ultimi anni della sua esistenza in povertà. Per alleviare le sue sofferenze chiede al governo americano che gli venga restituito il capitale che aveva prestato al generale Clark per la riconquista di Vincennes. Inizia per Vigo un altra guerra. La guerra legale. Avvocati, amici, conoscenti e colleghi si adoperano affinché lo stato americano riconosca all'italiano il rimborso dei suoi risparmi. Anche il Presidente Harrison testimonia a suo favore così come il vecchio generale Clark che nell'agosto 1811 gli scrive una lettera dimostrandogli ancora una volta amicizia ed eterna riconoscenza. Le testimonianze di gratitudine giungono da tutto lo stato. Nel 1835, J.H. Smith Segretario per le Pensioni per la Guerra di Indipendenza della Virginia scrive un relazione a favore dell'italiano con la quale testimonia il disinteressato impegno del pioniere piemontese. Gli viene concessa una piccola pensione di guerra. Purtroppo, l'eroico colonnello nulla può contro l'ingratitudine della burocrazia. Nonostante incertezza dell'azione legale, Vigo, stila un testamento con il quale devolve il futuro risarcimento all'acquisto di una grande campana per il campanile della città. Nella scrittura testamentaria impone anche la condizione che sulla campana deve essere scritto: donata da Francis Vigo "Tutto è bene". Francesco Vigo da Mondovì, muore a Vincennes il 22 marzo 1836 all'età di 96 anni. La Corte Suprema, dopo la sua morte, gli riconosce un risarcimento di 50.000 dollari. In onore del grande patriota italiano gli Stati Uniti d'America nel 1986 emettono un francobollo mentre nel "George Roger Clark National Histotical Park" di Vincennes, viene eretta una sua statua.   

domenica 11 novembre 2012

Cardis Luigi e la sua guerra sul Rio Grande


Il Rio Grande segna il confine a sud tra gli Stati Uniti e il Messico. Questo territorio, in passato, è sempre stato caratterizzato da sanguinosi scontri tra i coloni americani e le popolazioni autoctone. Qualsiasi occasione era buona per mettere mani alle armi. Anche lo sfruttamento delle risorse del fiume erano fonte di continue lotte. In ogni caso per un certo periodo di tempo sia i messicani che gli americani convivevano tranquillamente arricchendosi con il commercio. Essi utilizzavano il corso del Rio Grande per trasportare le merci da El Paso a San Elizario oltre a beneficiare delle ricche risorse dei circostanti laghi salati. Anche Luigi Cardis, piemontese di nascita, che viveva in Messico utilizzava questo grande dono della natura per la sua attività mercantile, Luigi, si era stabilito a El Paso County in Texas nel 1860, aveva sposato una giovane donna messicana e con tempo era diventato un importante uomo politico locale. Luigi è' un capo carismatico ampiamente riconosciuto della comunità messicana che lo rispetta e lo ama. Purtroppo, nello stesso periodo appare sulla scena di questo selvaggio territorio un ambiguo personaggio che mette in crisi la pace della contea. Si tratta di Charley Hovard appena eletto giudice della contea di El Paso. Questo losco individuo, intravede la possibilità di guadagnare facilmente sulla pelle della popolazione messicana. Con la complicità dell'avvocato G. Zimpleman acquista alcune concessioni di terreno che non hanno alcun valore a ridosso del Rio Grande e le trasforma in zone di deposito di sale a proprietà privata. In questo modo costringe i messicani che volessero raccogliere del sale o a limite a passare per quei territori a pagare un caro pedaggio. Il giudice, pur di far rispettare la "sua legge" non ha remore ad intimidire la popolazione con violenze, prepotenze, prevaricazioni e minacce. I messicani di entrambi i lati del Rio Grande si ribellano. Luigi Cardis, memore della sua passata esperienza militare quale capitano dell'esercito di Garibaldi, si fa portavoce del malessere della popolazione e cerca di trattare con il giudice. Ma le parole non sono sufficienti a far cambiare idea agli speculatori, pertanto, Luigi si mette a capo di un piccolo esercito di circa cento uomini armati e contesta al giudice Hovard la proprietà di quei terreni. La situazione è incandescente. Il quotidiano vivere della contea è ormai segnata da duri conflitti a fuoco tra i messicani guidati dal "Caballero Louis "Cardis e i pistoleros assoldati da Hovard. Agguati lungo i sentieri del sale, violenze sulle donne e gratuite uccisioni di peones sono all'ordine del giorno. I due personaggi, ormai acerrimi nemici, sono i protagonisti della guerra detta "Salt War" che si protrae per diversi anni sino al settembre del 1878 quando il giudice Hovard armato di fucile a doppia canna affronta Luigi nei pressi di S. Shultz Street e lo fredda con due pallettoni sparati a bruciapelo. L'episodio fa scattare l'ira della popolazione messicana che vuole la testa del giudice Hovard il quale pur di salvare il collo lascia la città e si rifugia in Nuovo Messico. Qui, dall'alto della sua posizione di giudice della contea chiede al governatore di mandare un battaglione di Rangers del Texas per sedare la rivolta. Il governatore lo accontenta e una compagnia di venti Rangers comandati dal tenente Tays raggiunge la zona favorendo il ritorno di Hovard e proteggendo i terreni dello stesso. Ma la popolazione messicana non si fa intimidire dalla presenza dei Rangers. Immediatamente si forma un gruppo di circa trecento messicani armati di tutto punto che, pur di onorare la non vana morte del loro leader Luigi Cardis, riprendono la lotta. Essi, chiedono, in cambio della fine delle ostilità, l'arresto e la condanna a morte del giudice Hovard. Il tenente Tays, comandante della compagnia dei Rangers non riesce a tenere a bada i rivoltosi i quali durante una trattativa, con uno stratagemma, riescono a disarmare i Rangers e a catturare il giudice Charley Hovard insieme ai due suoi fidati compari: Adkinson e McBride. I tre uomini, senza alcun processo, sono immediatamente impiccati e i loro corpi mutilati vengono gettati nei pozzi del circondario. Al termine del macabro rito, con il quale la popolazione vendica l'assassinio dell'italiano Luigi Cardis, i messicani, come per incanto spariscono al di là del Rio Grande. Luigi Cardis, l'italiano di Francklin nella contea di El Paso, muore nelle selvagge terre della frontiera americana, pur di difendere l'ideale di libertà e di giustizia

martedì 7 agosto 2012

Ciro, il napoletano che trova l'oro in California

Durante l'epopea della Gold Rush due giovani napoletani si imbarcano dal porto della città partenopea su una nave in partenza per l'America con la  speranza di far fortuna. Arrivati al Golden Gate ai due viene consigliato di trasferirsi a Downieville in Sierra Buttes  nello stato della California dove nelle miniere della zona vi è una grande richiesta di manodopera. Durante il viaggio uno dei due giovani si ammala ed è  costretto a rinunciare al viaggio. L'altro giovane, Ciro, invece,  prosegue il viaggio. Giunto a destinazione, nonostante l'impegno e le sue miti pretese economiche, non riesce a trovar lavoro. Il mancato impiego è causato non tanto dal fatto che non conosce l'inglese ma quanto dal fatto che egli non è a conoscenza del lavoro di minatore. Dopo numerosi tentativi senza esito il giovane decide di tornare indietro. Giunto nei pressi di Downieville, ormai sfiduciato, stanco e con i piedi dolenti comincia a desiderare di tornare nella sua amata Italia tra le floride vigne e i freschi uliveti. Con il cuore colmo di pene e turbamenti si ferma ad una sorgente per bagnarsi la testa e dare sollievo all'arsura della gola. Poco tempo prima che l'italiano arrivasse alla sorgente una mandria di bestiame si era fermata a dissetarsi e con gli zoccoli aveva trasformato l'acqua limpida e fresca in una pozza di fango. Ciro  non si perde d'animo e scava al lato della sorgente un piccola fossa. Nella profonda buca comincia a confluire lentamente l'acqua sporca che una volta decantata e purificata dai detriti e dal fango avrebbe permesso a Ciro di placare la sua sete. Difatti dopo qualche ora l'acqua diviene limpida come cristallo e quindi il giovane si china per bere. In quello stesso momento trasale e rimane sorpreso ed abbagliato dalla magnifica visione. Infatti, Ciro, osserva che il fondo del piccolo bacino è cosparso di particelle luminose e bionde che brillano alla luce del sole. Nonostante la sua ignoranza in fatto di miniere comprende di aver trovato qualcosa di enorme valore. Raccoglie una manciata di pagliuzze dal fondo del fosso per un valore di circa 4 o 5 dollari e si precipita in un campo più a valle dove vivono alcuni suoi connazionali. A questi racconta della sua scoperta e nello stesso tempo invita tutti ad aiutarlo nel lavoro di estrazione di cui lui sa di essere ignorante. I minatori sono scettici ed increduli. Essi affermano che molti altri cercatori d'oro si sono fermati in precedenza a quella sorgente senza mai trovare tracce di oro. Comunque un minatore che sembra essere il più gentile simpatizza per Ciro e dichiara che  l'avrebbe aiutato anche se non credeva che l'impresa sarebbe stata redditizia. Durante il primo giorno di lavoro viene estratto oro per 700 dollari. Da quel giorno in poi il gruppo di soci minatori ha lavorato costantemente e proficuamente in larga scala. Dopo un anno di lavoro e precisamente nel  1878 viene  estratto dalla miniera di Ciro  oro per 40.000 dollari circa. In seguito, Ciro, dota  la miniera di un moderno sistema idraulico di drenaggio. Diversi  giornali dell'epoca riportano sulle loro  pagine questa incredibile storia che si legge come un bel romanzo. Alcuni di questi giornali, fra i quali The New Orleans Democrat deridono ed esaltano la  sfacciata fortuna del napoletano  Ciro mettendola a confronto con la sorte di altri cercatori  che, nella ricerca dell'oro, spesso hanno rischiato di perdere  la vita senza mai trovare una piccola pepita Non  c'è modo di scoprire se questa storia  sia  vera o falsa. nonostante gli abitanti di Downieville si siano presi la briga di indagare.