martedì 7 agosto 2012

Ciro, il napoletano che trova l'oro in California

Durante l'epopea della Gold Rush due giovani napoletani si imbarcano dal porto della città partenopea su una nave in partenza per l'America con la  speranza di far fortuna. Arrivati al Golden Gate ai due viene consigliato di trasferirsi a Downieville in Sierra Buttes  nello stato della California dove nelle miniere della zona vi è una grande richiesta di manodopera. Durante il viaggio uno dei due giovani si ammala ed è  costretto a rinunciare al viaggio. L'altro giovane, Ciro, invece,  prosegue il viaggio. Giunto a destinazione, nonostante l'impegno e le sue miti pretese economiche, non riesce a trovar lavoro. Il mancato impiego è causato non tanto dal fatto che non conosce l'inglese ma quanto dal fatto che egli non è a conoscenza del lavoro di minatore. Dopo numerosi tentativi senza esito il giovane decide di tornare indietro. Giunto nei pressi di Downieville, ormai sfiduciato, stanco e con i piedi dolenti comincia a desiderare di tornare nella sua amata Italia tra le floride vigne e i freschi uliveti. Con il cuore colmo di pene e turbamenti si ferma ad una sorgente per bagnarsi la testa e dare sollievo all'arsura della gola. Poco tempo prima che l'italiano arrivasse alla sorgente una mandria di bestiame si era fermata a dissetarsi e con gli zoccoli aveva trasformato l'acqua limpida e fresca in una pozza di fango. Ciro  non si perde d'animo e scava al lato della sorgente un piccola fossa. Nella profonda buca comincia a confluire lentamente l'acqua sporca che una volta decantata e purificata dai detriti e dal fango avrebbe permesso a Ciro di placare la sua sete. Difatti dopo qualche ora l'acqua diviene limpida come cristallo e quindi il giovane si china per bere. In quello stesso momento trasale e rimane sorpreso ed abbagliato dalla magnifica visione. Infatti, Ciro, osserva che il fondo del piccolo bacino è cosparso di particelle luminose e bionde che brillano alla luce del sole. Nonostante la sua ignoranza in fatto di miniere comprende di aver trovato qualcosa di enorme valore. Raccoglie una manciata di pagliuzze dal fondo del fosso per un valore di circa 4 o 5 dollari e si precipita in un campo più a valle dove vivono alcuni suoi connazionali. A questi racconta della sua scoperta e nello stesso tempo invita tutti ad aiutarlo nel lavoro di estrazione di cui lui sa di essere ignorante. I minatori sono scettici ed increduli. Essi affermano che molti altri cercatori d'oro si sono fermati in precedenza a quella sorgente senza mai trovare tracce di oro. Comunque un minatore che sembra essere il più gentile simpatizza per Ciro e dichiara che  l'avrebbe aiutato anche se non credeva che l'impresa sarebbe stata redditizia. Durante il primo giorno di lavoro viene estratto oro per 700 dollari. Da quel giorno in poi il gruppo di soci minatori ha lavorato costantemente e proficuamente in larga scala. Dopo un anno di lavoro e precisamente nel  1878 viene  estratto dalla miniera di Ciro  oro per 40.000 dollari circa. In seguito, Ciro, dota  la miniera di un moderno sistema idraulico di drenaggio. Diversi  giornali dell'epoca riportano sulle loro  pagine questa incredibile storia che si legge come un bel romanzo. Alcuni di questi giornali, fra i quali The New Orleans Democrat deridono ed esaltano la  sfacciata fortuna del napoletano  Ciro mettendola a confronto con la sorte di altri cercatori  che, nella ricerca dell'oro, spesso hanno rischiato di perdere  la vita senza mai trovare una piccola pepita Non  c'è modo di scoprire se questa storia  sia  vera o falsa. nonostante gli abitanti di Downieville si siano presi la briga di indagare.