martedì 29 luglio 2014

Marre Luigi è “Cattle King” in California e Marre Angelo sceriffo a Little Rock

Quando si parla di pionieri che hanno contribuito a rendere vivibile la California Centrale non si può fare a meno di elogiare Luigi Marre. L'avventuroso italiano nasce a Borzonasca in provincia di Genova il 7 agosto del 1840. Di corporatura robusta, alto, di bell'aspetto, risoluto, autorevole ed intelligente, Luigi Marre, sin da ragazzo, è affascinato dai racconti provenienti dalle terre del nuovo mondo. Figlio di un commerciante di carni, Luigi, non ha mai sofferto la fame tanto che quando manifesta l'intenzione di emigrare verso le terre americane si scontra con la disapprovazione del genitore. Ostacolo che supera dopo aver promesso al padre che sarebbe tornato in patria dopo tre anni e che non avrebbe mai lavorato a salario A suggello dell'accordo, il vecchio padre, regala al giovane pioniere un piccone. Nel 1864 è già a San Francisco dove è proprietario di un emporio. Questo successo non è sufficiente a soddisfare la sua brama d'avventura. Infatti, in ogni occasione, Luigi, manifesta l'intenzione di mettersi nel commercio dei cavalli. In precedenza, seguendo le piste dei cercatori d'oro, si sposta nei campi auriferi di Penitta nella Contea di Amador. Qui, nonostante il duro lavoro, l'assoluto impegno e il costante pericolo non riesce a raggiungere il successo sperato. Di oro non trova nemmeno una pagliuzza. Decide, quindi, di riprendere la secolare tradizione della famiglia e si rimette con rinnovato entusiasmo nel commercio. Si sposta a Calaventes nella omonima contea dove in uno sperduto villaggio di frontiera ai limiti del deserto apre un piccolo magazzino. Nonostante il locale sia ben fornito di tutto il materiale necessario per sopravvivere in quelle terre (carne secca, munizioni, attrezzi, muli, alcuni fucili e qualche barile di whisky) l'iniziativa ha scarso successo. Ogni tanto passa qualche carovana o qualche gruppo di cowboy ma niente altro. A volte non passa nessuno per intere settimane solo qualche vecchio indiano desideroso di scambiare qualche pelle malconcia con un po' “d'acqua di fuoco”. Luigi, si rende conto della scarsa redditività dell'iniziativa e quindi vende a poco prezzo l'emporio e si trasferisce a Calaveras dove rileva una macelleria. Qui il successo è grande nonostante le angherie, le cattiverie e la sleale concorrenza che il vecchio proprietario del negozio, geloso delle capacità dell'italiano, gli riserva quotidianamente. Luigi, stanco dell'insensata lotta con il prepotente concorrente, si vede costretto ancora una volta a vendere l'attività. Si trasferisce ad El Dorado. E' il 1860 e scoppia la guerra civile. Non si hanno notizie circa la partecipazione di Luigi al conflitto. Nel 1861, si sposta in Nevada dove vi rimane solo per alcuni anni perchè la minacciosa e costante presenza di indiani ostili e le frequenti siccità gli procurano notevoli danni. Come già detto nel 1864 è a San Francisco con un attività ben avviata. Nel 1870, con il capitale ricavato dalle vendite dei beni di proprietà, si impegna quasi esclusivamente nell'allevamento del bestiame. In questi anni guida grandi mandrie di bovini Long Horn sul confine messicano sino alla città di San Francisco. Riprende di nuovo a percorrere le piste del Nevada, che aveva scoperto qualche anno prima. Nel corso dei suoi spostamenti alla guida di grandi mandrie, Luigi, è aiutato dai capi indiani delle tribù amiche dei quali gode rispetto e stima anche sé ogni tanto qualche capo di bestiame viene dirottato verso l'accampamento indiano in segno di amicizia. Nonostante tutto, l'italiano, rischia più volte la propria vita a causa dei razziatori che s'impossessano delle bestie isolate. La leggenda narra che l'italiano avesse l'abitudine di portare con sè durante i viaggi un sacchetto di piccole pepite d'oro con le quali riscattare, se ci fosse stato bisogno, il proprio bestiame dalle bande di sbandati e comancheros. Proprietario di una splendida sella con la quale è solito cavalcare il migliore cavallo del branco, Luigi Marre, imponente ed autorevole governa le mandrie di bestiame con abilità e maestria. A Santa Clara prende in affitto il Los Angelos Ranch dove alleva oltre quattromila capi di bestiame. Nel giro di poco tempo in quel ranch vengono allevate oltre trentamila bestie. Il suo successo è tale che acquista il Pecho Rancho e il San Miguelita Ranch nella contea di San Luis Obispo con i quali diviene proprietario di diverse migliaia di acri di terreno. Queste due ultime operazioni lo consacrano come uno dei più grandi allevatori della California e gli valgono il nomignolo di “Cattle King” il re del bestiame. Ma le capacità di Luigi non si fermano solo all'allevamento bovino. Durante i periodi d'inoperosità mette in atto altre iniziative che gli procurano ulteriori successi come l'apertura del Fulton Market in San Luis Obispo, l'innagurazione della Nevada Market Company e la costruzione del primo hotel a Port Harford. (1884) Detiene un grande patrimonio che conta oltre alle fattorie, albergi e aziende commerciali anche un considerevole numero di acri di terreni. Proprio questi terreni lo rendono protagonista di una iniziativa che gli procura fama anche come uomo d'affari. Le cronache raccontano che durante i frequenti periodi di magra alcuni allevatori manifestano la volontà di vendere i terreni di proprietà. Luigi, temendo un eccessivo deprezzamento dei suoli, con la sua risolutezza e capacità d'esposizione riesce a convincere i rancheros a non vendere i terreni in quanto, secondo le sue analisi, quei suoli nell'immediato futuro avrebbero avuto un grande valore. La lungimiranza di Luigi è premiata quando la Southern Pacific Railroad, sollecitata o forse finanziata dallo stesso Marre, manifesta l'interesse a realizzare il primo collegamento ferroviario tra San Luis Obispo e San Josè. E' inutile dire che nella circostanza i terreni acquistano un notevolissimo valore. La fama di Luigi non ha confini. Ormai tutte le opere, le costruzioni, i progetti e le iniziative che interessano il territorio passano dalle sue mani. E' una persona attiva sino al giorno della sua morte. Si racconta che durante il suo ultimo viaggio, mentre trasferisce una mandria di bestiame a San Francisco, il pioniere italiano, si ammali a causa delle proibitive condizioni climatiche. Muore l'8 febbraio del 1903 per l'improvviso aggravamento delle sue condizioni. La vedova, Angela Alarre, che nel frattempo lo aveva reso padre di ben sette figli, stabilizza il patrimonio familiare con la costituzione di una Company nella quale convoglia tutte le attività del grande pioniere della California Centrale. La Company condotta dai figli ha interessi nel settore immobiliare, allevamento del bestiame, agricoltura, trasporto marittimo e distribuzione acqua potabile e rappresenta la prova tangibile del fecondo passaggio del cowboy genovese in terra californiana.